Storia della Lancia, una casa automobilistica d'eccellenza
di Redazione
La storia della Lancia nasce quando Vincenzo Lancia nel 1906 ha deciso di fondare la sua azienda. Il panorama automobilistico in quel periodo era attivo ed esistevano decine di officine e piccoli costruttori molti dei quali però duravano pochi anni. In questo contesto il marchio Lancia riuscì invece a ritagliarsi uno spazio stabile grazie a un approccio differente, fatto di ricerca tecnica, linee dal gusto raffinato e un’idea di automobile che fosse diversa da quella dell’epoca, che potesse essere espressione di modernità e stile.
Produzione Lancia: la prima automobile
La prima automobile prodotta da Lancia fu l’Alpha 12 HP, in grado all’epoca di prestazioni che superavano quelle viste fino a quel periodo. Con la Theta, invece, nel 1913 si introdusse per la prima volta l’impianto elettrico completo, una novità assoluta in tutta la nazione Europea. Il modello venne prodotto in serie con un totale di 1700 esemplari, andando a rappresentare un punto di consacrazione della Lancia come marchio innovativo e visionario. Nel frattempo, la piccola officina torinese si era trasformata in una fabbrica vera e propria, con lo stabilimento di Via Monginevro che rimase operativo fino agli anni ’60, diventando un simbolo di crescita costante e rapido.Storia della Lancia, l’intuizione della Lambda
Gli anni Venti furono il periodo in cui Vincenzo Lancia dimostrò fino in fondo la sua genialità. Dopo i modelli Kappa e Trikappa, arrivò la vettura che avrebbe cambiato per sempre il modo di costruire automobili: la Lambda. Con la scocca portante e le sospensioni anteriori indipendenti, introdusse concetti che sarebbero diventati standard decenni più tardi. Era un’auto moderna in ogni dettaglio, con un equilibrio fra tecnica e design che ne fece un riferimento assoluto. Dopo la Lambda, la Lancia non smise di innovare. La Dilambda con il suo otto cilindri, l’Artena e l’Astura portarono avanti la filosofia del marchio, mentre l’Augusta del 1932 introdusse il freno idraulico e la carrozzeria a struttura portante. Nel 1936 arrivò l’Aprilia, una berlina aerodinamica che coniugava comfort e prestazioni. Fu l’ultima grande opera voluta da Vincenzo, che morì improvvisamente nel 1937, pochi mesi prima del suo debutto.Dall’Aurelia ai trionfi sportivi
Nel dopoguerra la guida passò al figlio Gianni, che volle restituire al marchio la forza di un tempo. L’Aurelia del 1950 segnò l’inizio di una nuova fase. Il suo motore V6 a 60° era inedito e aprì la strada a un’intera generazione di auto. Dalla berlina nacquero versioni destinate a entrare nella storia, come la Gran Turismo B20 e lo spider B24, capace di abbinare linee eleganti e prestazioni brillanti. Gianni Lancia scelse anche di impegnarsi ufficialmente nelle competizioni. Le B20 si misero subito in evidenza alla Mille Miglia e al Rally di Montecarlo, mentre i prototipi da corsa come la D24 e la D50 conquistarono vittorie memorabili, fino al punto da attirare l’attenzione di Ferrari, a cui nel 1955 venne ceduto l’intero reparto corse. Nonostante i sacrifici economici, quelle stagioni sportive contribuirono a cementare il mito di Lancia come marchio capace di eccellere sia sulle strade sia nelle gare più dure.Flaminia, Flavia, Fulvia: il lusso e la tecnica
Negli anni Sessanta la gamma si arricchì di modelli che oggi sono considerati autentici simboli. La Flaminia, erede dell’Aurelia, fu l’ammiraglia per eccellenza, declinata in versioni Pininfarina, Touring e Zagato. Con la Flavia arrivò la prima trazione anteriore italiana, mentre la Fulvia, soprattutto nella versione Coupé HF, diventò protagonista dei rally e contribuì a diffondere l’immagine di un marchio elegante ma anche sportivo.L’epoca Fiat e i leggendari anni dei rally
Nel 1969 la Lancia entrò a far parte del gruppo Fiat, questo permetteva al marchio torinese di disporre di una maggiore solidità a livello industriale e al contempo però dovette accettare anche una nuova direzione che prevedevano nuove decisioni strategiche. Da quel momento in poi nascono però nuovi modelli che hanno avuto una forte influenza sulla produzione automobilistica del marchio come la Gamma e la Beta. Nonostante questi modelli d’auto, fu la Stratos a diventare il simbolo dell’epoca, in quanto fu un’auto costruita e pensata per giocare e vincere i rally. Disegnata da Bertone, la Stratos ottenne diversi successi e divenne un’icona, questo gli ha permesso di venir ricordata come una delle macchine da corsa più belle e affascinanti della storia. Nel corso degli anni ’80 arrivò un altro grande successo della Lancia: la Delta. La Lancia Delta in versione integrale permise al marchio di conquistare ben sei titoli consecutivi dal 1987 al 1992 un record che nessuno né all’epoca né oggi è riuscito mai a superare. La Lancia Delta, inoltre, non rimase confinata allo sport e al rally, ma divenne anche un’auto prodotta per il grande pubblico, che entrò così a far parte dell’immaginario collettivo, rendendola un’auto in grado di raccontare realmente lo spirito di un’epoca.Tra ambizioni e difficoltà
Tra la fine degli anni ’90 e i primi anni del ‘2000 inizio un periodo di crisi per la Lancia. Il marchio provò a rilanciarsi con diversi modelli come la Lybra, la Thesis e la Phedra. Erano tutte automobili dallo stile curato ed elegante, ma erano prive di quella scintilla che in passato aveva portato in auge il marchio. Invece, a trovare fortuna fu la piccola Lancia Ypsilon, compatta, perfetta per la città, dall’estetica piacevole e amata dal pubblico italiano. Dopo la Ypsilon anche la Musa riuscì a ottenere successo diventando per un periodo la monovolume più vendita in Italia. Nel 2008 tornò la Lancia Delta, e il pubblico aveva aspettative molto alte. Il nome evocava ricordi sportivi indelebili, ma la nuova interpretazione non riuscì a rinverdire davvero i fasti del passato. Pochi anni dopo arrivò la collaborazione con Chrysler: Thema e Voyager, modelli americani adattati e marchiati Lancia, vennero accolti con freddezza. Il pubblico non vi ritrovava nulla dello stile e del carattere che avevano reso celebre il marchio. Nel giro di poco tempo la gamma si ridusse al minimo, fino a lasciare in listino soltanto la Ypsilon, sopravvissuta quasi esclusivamente grazie alla fedeltà del mercato italiano.Un futuro da riconquistare
La nascita di Stellantis, nel 2021, ha aperto un capitolo nuovo. Carlos Tavares, amministratore delegato del gruppo, ha promesso un rilancio in grande stile, riportando Lancia nel segmento premium accanto ad Alfa Romeo e DS. Il piano prevede tre modelli fondamentali: una nuova Ypsilon, una Delta reinterpretata e un crossover chiamato Gamma. Ad anticipare il linguaggio stilistico del futuro è stato il concept Pu+Ra HPE, che riprende linee essenziali del passato reinterpretandole con un gusto contemporaneo. Anche il logo è stato ridisegnato, recuperando suggestioni degli anni Cinquanta e Settanta. La direzione è chiara: un ritorno alle origini, senza nostalgia sterile, ma con l’intenzione di proiettare quella tradizione in un’epoca dominata da elettrificazione e tecnologia digitale.Una tradizione che continua
La storia di Lancia racconta di un marchio che ha sempre cercato di coniugare tecnica e bellezza, eleganza e innovazione. Dalla Lambda alla Delta Integrale, ogni modello ha rappresentato un passo avanti, una sfida accolta con coraggio e con quella tipica attenzione ai dettagli che ha reso Lancia un nome rispettato in tutto il mondo. Il futuro dirà se questa nuova fase riuscirà a restituire al marchio il ruolo che merita. Quel che resta certo è l’impronta lasciata: un secolo di invenzioni, corse, automobili che hanno fatto sognare generazioni diverse, tutte accomunate dalla stessa idea di eccellenza.
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